La saga ereditaria della famiglia Agnelli continua a intrecciare aspetti giuridici, fiscali e industriali in un mosaico che va ben oltre la dimensione privata.
di Pasquale Ferrara
In gioco non vi è soltanto la divisione di un patrimonio familiare, ma anche la governance di uno dei più grandi conglomerati industriali europei, capace di incidere su occupazione, mercati e relazioni internazionali.
Timeline della disputa
2000 – Muore Edoardo Agnelli.
2003 – Scompare Gianni Agnelli.
2004 – Accordo transattivo: Margherita rinuncia a Dicembre in cambio di liquidità.
2004 – Muore Umberto Agnelli, ultimo fratello del “senatore”.
2010-2020 – Prime indagini fiscali su trust e residenze estere.
2023-2024 – Margherita rilancia il contenzioso con il testamento del 1998.
2025 – In corso i procedimenti giudiziari civili e fiscali, con ricadute mediatiche e industriali.
Strutture patrimoniali: società, trust e fiduciari
Il patrimonio Agnelli si articola attraverso una rete di veicoli societari e fiduciari:
Dicembre Società Semplice: cassaforte familiare con quote in Exor.
Exor N.V.: holding con sede nei Paesi Bassi, partecipazioni in Stellantis, Ferrari, Juventus, Iveco Group, Gedi.
Giovanni Agnelli B.V.: entità olandese attraverso la quale vengono esercitati i diritti di voto in Exor.
Trust in Liechtenstein e Svizzera: utilizzati per la pianificazione successoria, ma oggi sotto indagine per possibili usi elusivi.
Società svizzere di gestione patrimoniale: incaricate di amministrare portafogli finanziari e beni artistici della famiglia.
La Procura e l’Agenzia delle Entrate ipotizzano che queste strutture abbiano avuto anche la funzione di schermare beni dall’imposizione fiscale italiana.
Origini e primo accordo transattivo
Dopo la morte di Gianni Agnelli (2003) e di suo fratello Umberto (2004), la successione fu regolata con un accordo del 2004. In quella sede, la figlia dell’Avvocato, Margherita Agnelli de Pahlen, accettò circa un miliardo di euro tra liquidità e beni in cambio della rinuncia a ogni partecipazione nella società semplice Dicembre, la “cassaforte” familiare.
Dicembre detiene le quote di controllo in Exor N.V., holding quotata ad Amsterdam, oggi cuore della potenza finanziaria degli Agnelli-Elkann.
Margherita, tuttavia, ha riaperto il dossier, sostenendo che parte del patrimonio sia stata sottratta attraverso società estere e meccanismi fiduciari opachi.
Il testamento del 1998 e il ruolo di Edoardo
Elemento dirompente è il testamento del 1998 presentato da Margherita in sede giudiziaria. In esso, Gianni Agnelli avrebbe assegnato il 25% di Dicembre a suo figlio Edoardo, morto nel 2000. Secondo la ricostruzione di Margherita, alla morte di Edoardo la quota sarebbe spettata a lei e a sua madre Marella Caracciolo, non a John Elkann, oggi presidente di Exor e di Stellantis.
Gli Elkann contestano radicalmente questa interpretazione: secondo i loro legali, il documento non ha effetti sulla successione, già definita dall’accordo del 2004, e sarebbe invocato con finalità più mediatiche che giuridiche.
La questione della residenza fiscale
Determinante è il nodo della residenza effettiva di Marella Caracciolo. Ufficialmente domiciliata in Svizzera, secondo l’accusa la sua residenza abituale era in Italia.
Il principio della worldwide taxation comporterebbe che, se la residenza fosse considerata italiana, tutti i beni – anche quelli detenuti all’estero – sarebbero soggetti a imposte di successione in Italia. Una ricostruzione che apre a un enorme contenzioso fiscale, con aliquote fino al 4% per gli eredi diretti e più alte per altri.
Già oggi risultano sequestri di beni per oltre 7 milioni di euro, mentre le verifiche si estendono a conti svizzeri e a donazioni pregresse.
Donazioni e beni culturali
Non solo partecipazioni finanziarie: la disputa tocca anche il patrimonio culturale e artistico degli Agnelli. Quadri, gioielli, mobili di pregio e opere d’arte sono stati oggetto di donazioni contestate, in alcuni casi considerate simulate o prive di adeguata formalizzazione, come previsto dall’articolo 782 del Codice Civile.
Un tema che, oltre al profilo fiscale, apre interrogativi sulla destinazione di beni d’interesse culturale nazionale.
Impatti su governance e mercati
Malgrado il contenzioso, il controllo industriale resta saldo nelle mani di John Elkann. Sotto la sua guida, la FIAT si è trasformata in Stellantis, quarto gruppo automobilistico mondiale, e Ferrari è divenuta un campione globale di redditività e immagine.
Tuttavia, la vicenda ereditaria rischia di offuscare la credibilità della famiglia agli occhi dei mercati, dove la stabilità delle grandi dinastie è considerata un fattore chiave di fiducia. Exor, quotata e soggetta a standard di governance internazionali, deve confrontarsi con un riflesso mediatico che può incidere sulla percezione degli investitori istituzionali.
Un caso emblematico per l’Italia
La disputa Agnelli non è solo una vicenda privata: rappresenta un caso emblematico delle difficoltà che molte grandi famiglie imprenditoriali italiane incontrano nella gestione della successione. L’intreccio tra patrimonio familiare, società estere, fiscalità internazionale e governance industriale diventa materia di rilevanza pubblica, specie quando coinvolge realtà strategiche per l’economia nazionale.
Il futuro della contesa dipenderà dagli esiti dei procedimenti civili e penali, ma anche dalla capacità della famiglia di preservare l’unità di fronte a mercati e istituzioni. In questo senso, la disputa ereditaria degli Agnelli è insieme un dramma dinastico e un banco di prova per la tenuta del modello capitalistico familiare italiano nel contesto globale.
Fonti principali
Reuters, ANSA, RaiNews, The Art Newspaper, documentazione Exor e atti giudiziari depositati in sede civile e fiscale tra il 2004 e il 2025.
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Redazione Costa Paradiso News
2 ottobre 2025 alle 6:14
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