In Spagna, il diritto all’abitare inizia a diventare un tema sensibile dopo la crisi economica del 2008, quando migliaia di famiglie faticano a pagare i mutui stipulati negli anni precedenti, e prende forza nel 2011, grazie alle numerose manifestazioni organizzate dal movimento degli Indignados.
La città che per prima diventa un simbolo della lotta alla crisi abitativa è Barcellona, dove nel 2015 viene sospesa la concessione di nuove licenze turistiche in tutta la città. A promuovere questa misura è l’ex sindaca Ada Colau, attiva in numerosi movimenti sociali cittadini coinvolta nella creazione della Plataforma de Afectados por la Hipoteca, avviata nel 2009 per aiutare le persone che rischiavano di essere sfrattate a causa della crisi immobiliare. Nei due mandati successivi, Colau vieta anche l’apertura di nuovi hotel nel centro storico e istituisce un corpo di circa 10mila ispettori per individuare e sanzionare gli appartamenti turistici illegali.
Nel 2024 è stato eletto un nuovo sindaco, il socialista Jaume Collboni (Colau faceva parte di una lista civica, Barcelona en Comú), che ha già annunciato che a partire dal 2028 la città non rinnoverà le licenze degli oltre 10mila appartamenti che vengono affittati a breve termine ai turisti.
La decisione è stata contestata dall’Asociación de Apartamentos Turísticos de Barcelona (associazione degli appartamenti turistici di Barcellona), che chiede al governo regionale danni per 4 milioni di euro. Una via che potrebbe percorrere a breve anche un’organizzazione simile che ha sede a Valencia e che ultimamente è riuscita a far annullare un piano urbanistico che impediva la creazione di nuovi appartamenti turistici in numerosi quartieri del centro città.
Come Valencia, anche altre città spagnole hanno iniziato a seguire l’esempio di Barcellona, con più o meno successo. Una delle ultime misure è stata adottata a metà maggio a Madrid e prevede che i nuovi alloggi turistici non potranno essere costruiti in qualsiasi zona della città, ma solo in condomini appositi.
La normativa, promossa dal sindaco di centrodestra José Luis Martínez-Almeida, è stata criticata dai socialisti, che hanno sottolineato che il piano non prevede provvedimenti per limitare la diffusione degli appartamenti non in regola (che secondo il ministero del Consumo nella città sarebbero 15.200 su un totale di 16.400) e che solo i fondi di investimento dispongono di risorse economiche per costruire interi condomini destinati alla locazione turistica.
Negli anni, anche la maggioranza delle regioni spagnole, che godono di maggiore autonomia rispetto a quelle italiane e in spagnolo vengono appunto chiamate Comunidades Autónomas, hanno approvato leggi per limitare la crisi abitativa (fanno eccezione di Asturie, Aragona, Cantabria, Cantabria, Castiglia-La Mancia e Madrid).
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