Costa Paradiso, 22 agosto 2025
La grave crisi finanziaria offre un’opportunità unica per Costa Paradiso di superare il passato di “speculazione selvaggia” e di evolvere verso un modello di gestione più sostenibile.
di Pasquale Ferrara
La zona, classificata come Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.), ha un patrimonio ambientale che necessita di una gestione attenta. La richiesta dell’ ente Comunale all’attuale CDA di Emanuele Pileri (presidente) di “bilanci decifrabili” e la pressione per il completamento delle infrastrutture sono passi fondamentali in questa direzione. Il futuro di Costa Paradiso dipende da un impegno collettivo verso una gestione finanziaria responsabile e una tutela ambientale rigorosa. Solo superando le inefficienze e i conflitti decennali, il comprensorio potrà riemergere come un esempio di sviluppo sostenibile, piuttosto che rimanere un monito sulle conseguenze della cattiva governance.
Le sentenze del TAR hanno chiarito un aspetto cruciale della responsabilità finanziaria. Sebbene abbiano obbligato il Comune ad acquisire le infrastrutture, hanno anche ribadito che gli oneri finanziari per il loro ampliamento e la manutenzione straordinaria sono a carico dei proprietari, e non del Comune. La sentenza precisa che, se il Comune dovesse intervenire per mettere a norma le opere, potrà rivalersi sui soggetti lottizzanti e, in via subordinata, sui proprietari che hanno acquisito i lotti. La sentenza ha anche riaffermato l’obbligo del Comune di escutere le fideiussioni a suo tempo poste in essere dai lottizzanti, offrendo un’altra potenziale via per finanziare i lavori. Questo quadro giuridico preciso ha sbloccato la situazione, spostando l’attenzione dalle continue dispute a un’azione concreta, sebbene con un costo che ricade in ultima analisi sui proprietari.
La disputa con Abbanoa: le implicazioni legali e finanziarie
Il debito nei confronti di Abbanoa, il gestore unico del servizio idrico, è la conseguenza più tangibile della prolungata crisi di gestione. Nel 2016, Abbanoa interruppe l’erogazione dell’acqua a causa di un debito di circa 1,5 milioni di euro. La situazione è peggiorata negli anni successivi. Il bilancio 2022-2025 della “Comunità” riporta un debito di 1.858.870 euro verso Abbanoa. A peggiorare la situazione, 640.481 euro di liquidità sono stati bloccati a seguito di un pignoramento disposto da Abbanoa.
Questo contenzioso è un esempio lampante di come la mancanza di una solida struttura legale e di una gestione finanziaria trasparente si traduca in conseguenze economiche dirette. Il pignoramento dei fondi ha paralizzato la liquidità operativa della “Comunità,” segno inequivocabile di una situazione finanziaria al limite del collasso. La persistenza di questo debito per anni, e la sua escalation fino al pignoramento, indica un fallimento sistemico nella risoluzione delle problematiche finanziarie e gestionali.
Nel bilancio al 31 ottobre 2021, la disponibilità finanziaria ammontava a oltre 1.075.000 euro. Tuttavia, questa cifra si confrontava con una morosità totale dei partecipanti di 982.269 euro, di cui ben 707.422 euro erano classificati come “morosità cronica,” difficilmente recuperabile a causa della farraginosità delle procedure esecutive.
L’amministrazione dell’epoca (Monterosso/Mulas) era stata criticata per la sua “incapacità di recupero crediti”. Questa coesistenza di una liquidità apparente e di una massiccia morosità sottostante rivela una debolezza strutturale nella gestione. La Comunità, pur non essendo tecnicamente insolvente in quel momento, era chiaramente illiquida a causa del debito verso Abbanoa e della cronicizzazione dei mancati pagamenti da parte dei proprietari. L’alto livello di morosità non è solo un problema di cassa, ma un riflesso della profonda sfiducia che una parte significativa della comunità nutre verso l’amministrazione.
Analisi del bilancio 2022-2025: presunte opacità
Una recente analisi del bilancio per il triennio 2022-2025 ha sollevato ulteriori dubbi sulla gestione finanziaria della “Comunità.” La relazione di Pasquale Ferrara (portavoce dell’Autorità Istituzionale del Comune di Trinità d’Agultu e Vignola) lo ha descritto come un documento che “solleva più domande che risposte“. Le critiche si concentrano su diverse aree di presunta opacità. Una delle più evidenti riguarda l’aumento massiccio delle perdite idriche, cresciute del 72% in un solo anno (da 259.000 a 446.316 euro), senza una spiegazione chiara o un piano d’azione per affrontarle. Questo dato non è solo un problema finanziario, ma una chiara indicazione di una profonda negligenza nella manutenzione delle infrastrutture di base.
Ciò suggerisce l’uso di pratiche contabili quantomeno discutibili e una gestione che opera in modalità reattiva piuttosto che proattiva. Queste opacità non sono errori isolati, ma sintomi di una più profonda disorganizzazione sistemica e di una mancanza di visione a lungo termine da parte del CDA di Emanuele Pileri (presidente e del suo vice) Stefano Angeli.
Necessita un nuovo quadro giuridico
Le sentenze del TAR Sardegna hanno indirettamente creato la necessità di un nuovo e irrevocabile quadro giuridico che sta già iniziando a produrre effetti. In esecuzione del dispositivo della sentenza, sono state completate le procedure per volturare al Comune di Trinità d’Agultu e Vignola tutte le infrastrutture di urbanizzazione primaria, incluse strade e impianti idrici e fognari. Questa è la fine della finzione giuridica della “Comunità” come unico gestore dei servizi pubblici. Le sentenze del TAR, infatti, hanno costretto l’ente pubblico legalmente responsabile, il Comune, ad assumere finalmente il suo ruolo. Questo passaggio, seppur in ritardo di decenni, rappresenta una “primavera” per la comunità. Il Comune è ora sotto un mandato legale che lo obbliga ad agire, e ciò, a sua volta, pone una chiara pressione sui proprietari affinché completino i lavori necessari per consentire il collaudo e l’acquisizione definitiva da parte dell’ente locale.
In risposta al fallimento dell’amministrazione precedente (Monterosso/Mulas), necessita la costituzione di un nuovo quadro giuridico per porre fine, una volta per tutte, alla prolungata disfunzione e alla mancanza di trasparenza della “Comunità”.
Il CDA succeduto a Monterosso/Mulas) quello di Emanuele Pileri e Stefano Angeli (presidente e vice), è al centro di critiche per la gestione della Comunità nel bilancio 2022-2025 in merito a:
— Gestione degli Attuali Conflitti di Interessi
— Restituzione dei Fondi per Ampliamento Fognatura (1.702.077 euro)
— Revisione e Contenimento delle Spese Generali
— Manutenzione delle Reti Idriche
— Gestione del Pignoramento da Abbanoa
— Trasparenza e Partecipazione
NUOVA OPPORTUNITÀ
La risoluzione definitiva della crisi di Costa Paradiso non può basarsi unicamente sul contenzioso legale, ma richiede un’azione pratica e collettiva. Il Comune ha richiesto un sistema fognario completo e le sentenze del TAR hanno ribadito che gli oneri per l’adeguamento sono a carico dei proprietari. La notizia che i “proprietari più reticenti” si stanno finalmente allacciando alla rete fognaria suggerisce che la pressione legale e l’esigenza di ottenere il certificato di abitabilità stiano spingendo verso la conformità. Il Comune, inoltre, ha ottenuto un’autorizzazione provvisoria per lo scarico delle acque reflue. Questo progresso dimostra che il quadro giuridico è ora in grado di fungere da catalizzatore per l’azione. I proprietari e le nuove amministrazioni devono ora cooperare per completare i lavori in sospeso, saldare i debiti e capitalizzare sui progressi legali compiuti.
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In copertina Pasquale Ferrara (Portavoce Autorità Istituzionale Comune di Trinità d’Agultu e Vignola)
ARTICOLI e FOTO CORRELATI
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(link) 5 anni di “Perdite idriche”: 1,348 milioni di euro il danno a carico dei Proprietari
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(link) Costa Paradiso, Bilancio sotto accusa:
il CDA di Emanuele Pileri e Stefano Angeli
A sinistra Emanuele Pileri
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Articolo a cura della redazione di Costa Paradiso News. Immagini: Reuters, AFP, elaborazione interna.
Riproduzione riservata ©
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Redazione Costa Paradiso News
22 agosto 2025 alle 14:47
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