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  • IL POTERE DELLE BANCHE DI CREARE DENARO DAL NULLA

    2 maggio 2025 • ECONOMIA, OLTRE LA NOTIZIA di Pasquale Ferrara, Visualizza in Home • 839

    Un REFERENDUM sulla Moneta Intera rappresenterebbe una rivoluzione nel sistema monetario
    di Pasquale Ferrara

    Perché Non Si Procede Verso la Moneta Intera?  Ostacoli e Oppositori
    Innanzitutto, cosa vuol dire “moneta intera”? Forse che quella che abbiamo in mano oggi è una moneta incompleta, solo parziale?

    In realtà, come spiega Sergio Morandi*, economista, “il termine indica l’origine del denaro: quando a creare moneta è la sola Banca centrale di un Paese, si parla di moneta intera.
    Oggi, invece, circa l’80% del denaro è creato dalle banche private, ma si tratta di denaro ‘virtuale’, slegato dalla ricchezza realmente prodotta nella società”.
    Una proposta della Moneta Intera rappresenterebbe una rivoluzione nel sistema monetario, con il potenziale di ridurre il debito privato e pubblico, aumentare la trasparenza e sottrarre alle banche commerciali il potere di creare denaro dal nulla.

    Ma se questa riforma è così vantaggiosa, perché non viene attuata?  Chi si oppone e quali sono gli ostacoli concreti?

    1. Il Potere delle Banche e del Sistema Finanziario
    Il principale ostacolo è l’enorme influenza delle banche private e dell’establishment finanziario. Oggi, le banche creano denaro attraverso i prestiti, un meccanismo che garantisce loro profitti colossali (interessi su denaro che in realtà non possiedono).
    Le lobby bancarie esercitano pressioni massicce su governi e istituzioni per mantenere lo status quo.
    Le banche centrali, sebbene teoricamente indipendenti, spesso operano in sintonia con il sistema finanziario privato.

    Passare alla Moneta Intera significherebbe togliere alle banche commerciali un privilegio enorme: la capacità di generare liquidità a costo zero. È naturale che resistano con ogni mezzo.

    2. La Complessità della Transizione
    Un altro ostacolo è l’adattamento del sistema economico-finanziario globale. La Moneta Intera richiederebbe:
    Una riforma radicale del sistema creditizio: le banche non potrebbero più creare denaro, ma solo prestare quello già esistente (depositi o fondi della banca centrale).
    Un ripensamento della politica monetaria, con la Banca Centrale come unico emettitore di moneta.
    Questo cambiamento potrebbe inizialmente causare instabilità, soprattutto in un’economia globale basata sul debito.

    3. Il Vincolo dell’Eurozona
    L’Italia, come membro dell’Euro, non ha piena sovranità monetaria. Anche se teoricamente possibile (come sostenuto da Morandi* e Mayer**), una riforma del genere dovrebbe essere coordinata a livello europeo, altrimenti rischierebbe di creare squilibri:
    La BCE potrebbe opporsi, temendo frammentazione della politica monetaria.
    I Paesi del Nord Europa (Germania in primis) potrebbero bloccare la proposta, vedendola come un rischio per la stabilità finanziaria.

    4. La Mancanza di Volontà Politica
    Anche se tecnicamente fattibile, mancano politici disposti a sfidare il sistema.
    I partiti tradizionali sono spesso legati al mondo bancario (finanziamenti, revolving doors tra politica e finanza).
    Il dibattito pubblico è dominato da narrazioni che dipingono il sistema attuale come “l’unico possibile”.

    5. La Narrativa Dominante: “Non Esiste Alternativa”
    Il più grande ostacolo, forse, è culturale. Per decenni, il mainstream economico ha insegnato che:
    “Il denaro deve essere creato dalle banche private” (anche se storicamente non è sempre stato così).
    “Il debito è inevitabile” (mentre la Moneta Intera lo ridurrebbe drasticamente).

    Questa narrativa è sostenuta da accademici, media e istituzioni finanziarie, rendendo difficile far passare l’idea di una riforma radicale.
    Conclusione: Una Battaglia contro Poteri Forti

    La Moneta Intera è tecnicamente realizzabile e porterebbe maggiore stabilità e democrazia economica.

    Ma gli interessi costituiti (banche, finanza, parte della politica) hanno tutto da perdere, e finora hanno impedito che si discutesse seriamente questa alternativa.

    Un referendum potrebbe aprire un vero dibattito pubblico.
    Ma la strada sarà lunga e piena di resistenze. Perché, in fin dei conti, chi controlla la creazione del denaro, controlla l’economia – e chi vuole rinunciare a un potere del genere?
    Pasquale Ferrara

    *Sergio Morandi, economista, membro del Consiglio scientifico dell’iniziativa Moneta Intera. Professore ordinario di macroeconomia ed economia monetaria all’Università di Friburgo. Direttore Principale in Banca d’Italia.

    **Thomas Mayer è un economista tedesco che è stato capo economista di Deutsche Bank da gennaio 2010 a maggio 2012.
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    Articolo a cura della redazione di Costa Paradiso News. Immagini: Reuters, AFP, elaborazione interna.

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    Redazione Costa Paradiso News
    12 aprile 2025 alle 10:23

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    ARTICOLI di Pasquale Ferrara

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  • Norvegia: vendita veicoli a batteria raggiunto il 96%

    2 maggio 2025 • Visualizza in Home • 178

    VALLEDORIA, BADESI, CASTELSARDO, SASSARI, TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, SANTA TERESA DI GALLURA, ISOLA ROSSA, AGLIENTU, COSTA PARADISO

    Un record, e insieme un paradosso. Perché la Norvegia promette di diventare presto – forse anche entro la fine di quest’anno – il primo Paese al mondo a cancellare le automobili alimentate a carburante tradizionale dal mercato del nuovo, sostituendole con quelle elettriche. Una svolta di fatto e per scelta dei consumatori, e non per legge come ha deciso la Commissione Europea a partire dal 2035. Le vendite dei veicoli 100% a batteria, infatti, sono state l’88,9% del totale nel 2024, e hanno toccato il 96% nelle prime settimane di quest’anno. Il dato è in parte sorprendente, considerando la grande difficoltà di diffusione delle auto elettriche nel resto dell’Europa (in media circa il 15% delle immatricolazioni sul totale lo scorso anno), e i risultati ancora di nicchia in particolare di alcuni Paesi come l’Italia dove non si arriva al 5%. Ma il vero paradosso norvegese è che la nazione che da tempo è riconosciuta come la regina mondiale della mobilità sostenibile sta raggiungendo il traguardo di non commercializzare più autovetture nuove alimentate a gasolio e benzina proprio grazie alla sue forti riserve di petrolio e gas, che vende invece al resto del mondo.

    La fiorente industria dei combustibili fossili ha infatti permesso di creare negli ultimi anni un fondo sovrano del valore di oltre 1.700 miliardi di dollari, consentendo al governo di offrire incentivi finanziari senza precedenti per i veicoli elettrici. La rete energetica del Paese è inoltre alimentata quasi interamente da energia idroelettrica, il che rende la mobilità sostenibile e conveniente: gli automobilisti norvegesi godono infatti di costi dell’elettricità più bassi rispetto ad altri Paesi, assicurando così che la gestione di un’auto elettrica sia più accessibile. Nel corso degli anni, il governo ha adottato diverse politiche per incoraggiare gli automobilisti a passare ai veicoli a batteria. Ad esempio imponendo forti dazi all’importazione e tasse di immatricolazione sui veicoli convenzionali. Rinunciando però a questi dazi per i veicoli elettrici, la Norvegia offre degli incentivi che altri Paesi non possono permettersi. I dazi elevati contribuiscono infatti alla diminuzione delle vendite di veicoli a combustione interna, aumentando la popolarità dei veicoli a batteria. Che, inoltre, sono esenti dall’Iva del 25% e non devono pagare le tasse di immatricolazione.

    Per i residenti nella Penisola inoltre sono previsti alcuni vantaggi per le auto 100% a batteria che, ad esempio, sono esenti dal pagamento del bollo per primi 5 anni. Inoltre, per promuoverne l’acquisto, il governo ha approvato per il 2024 un Ecobonus che permetteva di ricevere bonus fino a 13.750 euro (in base al reddito del nucleo familiare) a chi avesse acquistato un veicolo elettrico rottamando un’auto da Euro 0 a Euro 2. Sono stati anche approvati dei sussidi per l’acquisto e l’installazione di stazioni di ricarica elettriche.

    Non è però tutto rose e fiori. La politica di incentivi solo nel 2023 è costata allo Stato un mancato introito in tasse di quasi 19,2 miliardi di corone (1,74 miliardi di euro). Per questo da allora il ministero dei Trasporti guidato da Jon-Ivar Nygård ha innestato una parziale retromarcia. Le vetture a batteria che in Norvegia non pagavano i traghetti e i pedaggi, ora hanno uno sconto “solo” del 50%. E anche le ricariche pubbliche, prima gratis, ora sono parzialmente tariffate. È cambiato anche il regime che riguarda la deducibilità fiscale delle auto aziendali, mentre sul costo dei parcheggi – che erano gratuiti – oggi decidono le singole municipalità. Anche l’utilizzo delle corsie preferenziali, prima consentito liberamente alle auto elettriche, ora è limitato agli orari non di punta. L’esenzione totale dell’Iva al 25% sull’acquisto delle elettriche è stata revocata per le auto che costano più di 45.200 euro, e c’è una nuova tassa sul peso delle vetture di 12,5 corone per ogni chilogrammo oltre i primi 500.

    Essere ecologici insomma costa parecchio. Prima solo allo Stato, ora anche ai cittadini. Ma questo non impedisce che sul territorio oggi ci siano circa 20 mila punti di ricarica, poco meno della metà dei quali ad alta potenza, che erogano tutti energia verde, merce che la Norvegia ha in abbondanza al pari del petrolio, altra specialità della casa visto che è l’undicesimo produttore al mondo. Il parziale ripensamento in materia di agevolazioni ha deluso parecchio chi ha scelto recentemente l’auto elettrica. Ma lo schema di fondo non cambia: se le vetture a “emissioni zero” sono tassate a peso per non incidere troppo sui bilanci dello Stato, quelle a combustione interna lo sono in modo direttamente proporzionale alle emissioni prodotte secondo una precisa tabella studiata ed inserita nel sistema fiscale norvegese. «Penalizziamo quello che non vogliamo, e promuoviamo quello che desideriamo, in modo che il consumatore possa fare la scelta giusta», ha spiegato Christina Bu, segretaria generale della Norsk Elbilforening, la “lobby” locale delle auto elettriche. Risultato: la Norvegia è l’unico Paese al mondo dove i veicoli di questo genere costano mediamente il 15% in meno di quelli a gasolio o a benzina, quando in Italia (dati Jato Dinamycs) hanno un prezzo di acquisto mediamente superiore del 25%. Inoltre, mentre in quasi tutti gli altri Paesi, Case automobilistiche e Stato discutono su chi debba assumersi i costi per l’ampliamento delle infrastrutture e sono soprattutto i privati a doversene occupare, il governo norvegese si è assunto la competenza per la realizzazione della rete di ricarica fondando un’azienda statale, la Enova, che assegna gli incarichi per la costruzione delle colonnine: oggi sono circa 1.500 solo a Oslo. Molte, considerando che la capitale ha meno di 700mila abitanti.

    Ma la Norvegia non ha puntato solo sulle automobili. Infatti, Oslo diventerà tra poco la prima capitale al mondo con un trasporto pubblico completamente a “zero emissioni”, traguardo del maxipiano per decarbonizzare tutte le attività della città entro il 2030. Il primo passo è stato già fatto con l’elettrificazione di molti traghetti che attraversano i fiordi. E con un progetto che porterà alla sostituzione di tutti gli autobus a gasolio con 450 e-bus acquistati a un prezzo del 5% inferiore a quello degli “antenati” diesel.

    Non è tutto così idilliaco, naturalmente. Le perplessità sullo smaltimento delle batterie esauste in particolare sono forti anche qui. E nessuno nega la problematicità di alcuni aspetti dell’elettrico. L’enorme diffusione della vendita dei veicoli nuovi 100% a batteria inoltre non significa che le strade ne siano invase. Alla fine del 2024, la quota del totale circolante è arrivata al 28,6%, superando quella delle auto alimentate solo a benzina. Ma le auto diesel sono ancora le più utilizzate sulle strade norvegesi (poco più di un terzo del totale). E anche se non lo saranno ancora a lungo, le società di noleggio – i principali acquirenti di auto a combustione interna in Norvegia – continuano a preferirle perché molti turisti non hanno familiarità con i veicoli elettrici.

    È comunque quasi impossibile che la tendenza norvegese – favorita da fattori e situazioni particolari – trovi repliche in altri Paesi europei. Secondo Gianluca Di Loreto, partner e responsabile italiano practice Automotive & Mobility di Bain & Company, «ogni costruttore sta facendo i conti per capire se gli conviene ascoltare il cliente e continuare a proporre il termico, prendendo le multe previste sulle emissioni, oppure evitarle puntando sull’elettrico – che il cliente non vuole –, ma rimettendoci soldi lo stesso perché queste vetture si vendono in perdita…». Un rebus assoluto che resta di difficile soluzione malgrado i tempi per adeguarsi ai limiti di emissioni di CO2 siano stati appena dilazionati in tre anni dalla Commissione Europea.

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  • Skype sarà ufficialmente dismesso dopo 22 anni

    2 maggio 2025 • TECNOLOGIA, Visualizza in Home • 176

    Addio a Skype: la piattaforma per le videochiamate chiude i battenti dal 5 maggio 2025, dopo 22 anni di onorato servizio: a darne conferma ufficiale Microsoft, che in un breve video ha spiegato agli utenti che chat e dati personali “migreranno” gratuitamente su Teams.

    Skype è stato per anni uno dei servizi di comunicazione più popolari al mondo. Lanciato 21 anni e mezzo fa, il 29 agosto 2003, ha raggiunto il suo apice intorno al 2013 con circa 300 milioni di utenti attivi. L’arrivo di nuove piattaforme ha modificato profondamente il modo in cui le persone comunicano. App come WhatsApp e Telegram hanno reso la messaggistica più immediata, mentre Zoom (che ha ricevuto una grossa spinta dalla pandemia di COVID-19) ha guadagnato popolarità nelle videoconferenze.

    Microsoft ha acquisito Skype nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari. L’obiettivo dell’acquisizione era quello di consolidare la propria presenza nelle comunicazioni digitali. Ma già nel 2016 ha introdotto Microsoft Teams, inizialmente pensato per le aziende. La sua adozione è cresciuta rapidamente, soprattutto durante la summenzionata pandemia, quando il lavoro da remoto è diventato per molti la norma. Teams non solo ha integrato le funzionalità di Skype, ma ha offerto strumenti più avanzati per la collaborazione, come la gestione di riunioni e calendari, diventando la piattaforma preferita da remote worker di tutto il mondo e, più recentemente, anche da chi fa un uso personale della piattaforma.

    Dal 2021 Microsoft ha gradualmente ridotto il supporto per Skype. Con Windows 11, l’azienda ha scelto Teams come applicazione predefinita per le comunicazioni, relegando Skype a un ruolo secondario. Nel 2023, il numero di utenti attivi giornalieri di Skype era sceso a circa 36 milioni, un dato lontanissimo dai suoi anni d’oro. Nel frattempo, Teams ha continuato a crescere fino a raggiungere una base utenti di 320 milioni!

    Cosa cambia per gli utenti Skype
    Se siete tra coloro che usano regolarmente Skype, cosa cambia per voi? Microsoft ha fatto sapere che gli utenti hanno tempo fino al 5 maggio 2025 per decidere come procedere. In prospettiva della deadline annunciata da Microsoft, le possibilità di scelta sono sostanzialmente due:

    Passare a Teams gratuitamente: la transizione è pensata per essere il più semplice possibile. Accedendo a Teams con le credenziali Skype, gli utenti troveranno le loro chat e i contatti già sincronizzati. Inoltre, per un primo periodo di “transizione”, sarà possibile continuare a comunicare con utenti Skype direttamente da Teams.

    Esportare i dati Skype: chi non vuole passare a Teams può scaricare la cronologia delle chat e i contatti prima della chiusura definitiva.

    Per chi ha utilizzato Skype per le chiamate a numeri fissi o mobili, ci sono alcuni cambiamenti importanti. Le funzionalità di telefonia non saranno disponibili su Teams Free, perché Microsoft ritiene che le abitudini degli utenti siano cambiate e che la maggior parte delle persone utilizzi ormai piani dati mobili per le chiamate. Chi ha ancora credito Skype potrà usarlo tramite il tastierino numerico disponibile su Skype Web e Teams per un periodo di tempo limitato.

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  • Le spiagge più belle della Sardegna

    2 maggio 2025 • In evidenza, OLTRE LA NOTIZIA di Pasquale Ferrara, SOCIALE, VIDEO Interviste • 1038

    Incantevole Sardegna: spiagge, cultura, gastronomia

    VIDEO Costa Rossa Sardegna

    Impossibile non innamorarsi della Sardegna, con le sue spiagge incontaminate, il cibo delizioso e la cultura unica. Questa isola, situata nel cuore del Mediterraneo, è un vero e proprio paradiso per chi cerca bellezza naturale, tradizioni autentiche e esperienze indimenticabili. La Sardegna è famosa per le sue spiagge mozzafiato, con acque cristalline e sabbia bianca, che attirano visitatori da tutto il mondo. Se sei un amante del mare, rimarrai affascinato da luoghi come la Costa Smeralda e la Costa Rossa, due delle destinazioni più iconiche dell’isola.

    Un paradiso tra spiagge da sogno e Bandiere Blu
    La Costa Rossa Sardegna, brand di promozione turistica di Trinità d’Agultu e Vignola, è un vero gioiello della costa nord-occidentale. Qui, spiagge come Isola Rossa, Marinedda e Cala Sarraina sono state riconosciute dalla FEE con la prestigiosa Bandiera Blu, un simbolo di eccellenza ambientale e sostenibilità. Queste località, situate tra Castelsardo e Santa Teresa di Gallura, rappresentano perfettamente l’unione tra bellezza paesaggistica e attenzione per l’ambiente.

    Non solo mare: cultura e storia millenaria
    Ma la Sardegna non è solo mare. L’isola vanta una cultura unica, frutto di una storia millenaria che ha visto il susseguirsi di diverse civiltà, dai Nuragici ai Fenici, dai Romani agli Spagnoli. Questo mix di influenze si riflette nei suoi monumenti archeologici, come le tombe dei giganti, i nuraghi e le domus de janas, ma anche nelle sue chiese medievali e nei borghi antichi, che raccontano storie di un passato affascinante.

    La gastronomia sarda: un viaggio tra sapori autentici
    E che dire del cibo? La gastronomia sarda è un’esperienza sensoriale che conquista chiunque. Grazie alla sua ricchezza di ingredienti tipici e alla tradizione culinaria, l’isola offre piatti che sono un vero inno alla semplicità e alla qualità.

    – Carni e formaggi: La tradizione pastorale della Sardegna si riflette nei suoi piatti a base di carne, come il porceddu (maialino arrosto), l’agnello alla scottadito e la zuppa cuata.

    – I formaggi sardi, come il pecorino sardo, il casu marzu, il fiore sardo e il casu axedu, sono rinomati in tutto il mondo per il loro sapore intenso e la loro tradizione artigianale.

    – Pesce e frutti di mare: Circondata dal mare, la Sardegna offre una cucina marinara ricca e variegata. Piatti come gli spaghetti ai ricci di mare e la bottarga (uova di muggine essiccate) sono vere delizie per il palato.

    – Legumi e cereali: La tradizione contadina dell’isola si esprime attraverso l’uso di legumi come i fagioli di Sarconi, i ceci neri di Villasor e le lenticchie di Villasalto. Tra i cereali, spicca il grano duro, utilizzato per produrre la fregola, una pasta tipica sarda che si abbina perfettamente con i frutti di mare, le verdure o il ragù di carne.

    – Erbe aromatiche: La cucina sarda non potrebbe essere completa senza l’uso generoso di erbe aromatiche come menta, rosmarino, timo, basilico, prezzemolo e salvia, che donano ai piatti un sapore unico e inconfondibile.

    I vini della Sardegna: un patrimonio enologico
    La Sardegna è anche una terra di vini pregiati, frutto di una tradizione vitivinicola che risale a secoli fa. Tra i vitigni più rinomati spiccano il Cannonau, con le sue espressioni territoriali, il Carignano, la Monica e la Granaccia. Tra le uve a bacca bianca, il Vermentino è sicuramente il più celebre, insieme al Nasco e ad altre varietà autoctone che rendono i vini sardi unici nel loro genere.

    Un’offerta turistica completa
    Mare, natura, ospitalità, cultura, gastronomia, arte, sport, musica e divertimento sono gli ingredienti di un’offerta turistica che seduce e coinvolge. La Sardegna è una destinazione pensata per chi cerca esperienze autentiche, lontano dalle mete più affollate e commerciali. Che tu sia in cerca di relax, avventura o scoperta culturale, l’isola saprà regalarti momenti indimenticabili.

    VIDEO Costa Rossa Sardegna

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  • Tergu: in cinquecento al Santuario per il Giubileo della Speranza

    2 maggio 2025 • In evidenza, OLTRE LA NOTIZIA di Pasquale Ferrara, SOCIALE, Visualizza in Home • 548

    Pellegrinaggio diocesano a Tergu: il ruolo centrale del Vescovo Roberto Fornaciari e del parroco Giampaolo Pais
    di Pasquale Ferrara

    Il Vescovo Roberto Fornaciari: guida, teologo e testimone di speranza
    Il vescovo Roberto Fornaciari, alla guida della diocesi di Tempio-Ampurias dal 2023, ha impresso al pellegrinaggio diocesano un tono di profonda spiritualità e di rinnovata speranza. Con la sua formazione monastica e accademica – esperto di storia e spiritualità monastica, docente universitario e già priore del monastero di Camaldoli – Fornaciari ha portato una visione ampia e profonda del significato del pellegrinaggio come segno concreto della speranza cristiana.
    Durante la celebrazione della Santa Messa, il vescovo ha saputo interpretare e trasmettere il senso più autentico del Giubileo della Speranza, sottolineando il valore della giornata giubilare e la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria per tutti i partecipanti.

    Nell’omelia, Fornaciari ha richiamato la missione della Chiesa di “cantare e suonare il paradiso al mondo d’oggi”, invitando i fedeli a vivere il pellegrinaggio come tempo di riconciliazione e misericordia, in sintonia con il messaggio di papa Francesco per l’Anno Santo 2025: “La speranza è anche il messaggio centrale del prossimo Giubileo”.

    Il vescovo Fornaciari si è distinto per il suo stile pastorale improntato all’ascolto, al servizio e alla costruzione dell’unità del popolo di Dio, incarnando i valori della tradizione monastica camaldolese e offrendo alla diocesi una guida competente, sensibile e profondamente spirituale. La sua presenza accanto ai pellegrini, la vicinanza ai sacerdoti e la capacità di dialogo hanno rafforzato il senso di comunità e la percezione di una Chiesa in cammino, capace di accogliere e accompagnare ogni fedele nel percorso di fede.

    Un pellegrinaggio segnato dalla comunione e dalla speranza
    La figura del parroco Giampaolo Pais

    Il parroco Giampaolo Pais si è distinto come autentico punto di riferimento spirituale e organizzativo per la comunità di Tergu e per tutti i pellegrini accorsi al Santuario. Con il suo stile accogliente e la sua capacità di coinvolgere i fedeli, Pais ha saputo trasmettere un senso di appartenenza e di calore umano, accogliendo personalmente i pellegrini e guidando con dedizione i momenti di preghiera e preparazione al grande evento. La sua presenza discreta ma incisiva ha contribuito a creare un clima di festa e di raccoglimento, rendendo il pellegrinaggio non solo un evento liturgico, ma anche un’esperienza di autentica comunione ecclesiale.

    Giampaolo Pais, con la sua attenzione ai dettagli e alla cura pastorale, ha valorizzato la tradizione del pellegrinaggio, sottolineando l’importanza di “mettersi in cammino” come gesto di fede viva e concreta. La sua guida ha permesso ai partecipanti di sentirsi parte di una storia secolare, dove la fede si rinnova attraverso la partecipazione attiva e la preghiera condivisa.


    La collaborazione tra il parroco Giampaolo Pais e il vescovo Roberto Fornaciari ha reso il pellegrinaggio diocesano a Tergu un evento di grande intensità spirituale e partecipazione popolare. Insieme, hanno saputo valorizzare la tradizione, animare la fede e offrire ai cinquecento pellegrini un’esperienza di Chiesa viva, accogliente e proiettata verso il futuro, nel segno della speranza e della misericordia.

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  • Geopop: “La cultura diventa virale…”

    22 aprile 2025 • In evidenza, OLTRE LA NOTIZIA di Pasquale Ferrara, SOCIALE • 411

    PASQUALE FERRARA TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, VALLEDORIA, COSTA PARADISO, CASTELSARDO, BADESI, SANTA TERESA DI GALLURA, AGLIENTU, SASSARI, SARDEGNA, COSTA ROSSA, COSTA SMERALDA, REGIONE SARDEGNA


    link Geopop.it

    Andrea Moccia e Geopop: Quando la Scienza Diventa Virale

    Dalla Geologia ai Social Media: La Storia di un Visionario

    di Pasquale Ferrara

    Andrea Moccia, napoletano doc ma cittadino del mondo, ha trasformato la sua formazione da geologo in una missione: portare la scienza nelle case (e negli smartphone) di milioni di persone.

    Dopo sette anni di ricerca in Francia e un’esperienza in Snam, ha lasciato un lavoro stabile per lanciare Geopop nel 2018, inizialmente come esperimento su Facebook. Oggi, la sua creatura è una startup di successo nel portfolio di Ciaopeople, con una redazione di 24 persone e numeri da capogiro:

    • 13+ milioni di follower tra Instagram, TikTok, YouTube e Facebook
    • 7 milioni di visualizzazioni mensili sul sito
    • Oltre 1 miliardo di views cumulativi sui social

    La Formula Segreta: Rigore Scientifico + Linguaggio Pop

    Geopop non è la solita pagina di divulgazione. Qui, terremoti, cambiamenti climatici e scoperte spaziali vengono spiegati con emoji, meme e un tono frizzante, senza perdere accuratezza. Esempi di successo?

    • Video virali come “Perché l’Italia trema?” (5M di views)
    • Collaborazioni con ESA, NASA e istituzioni scientifiche
    • Serie tematiche su TikTok che smontano fake news in 60 secondi

    • link Geopop.it

    Non Solo Social: Eventi, Libri e Progetti Educational

    Moccia ha portato Geopop oltre lo schermo:

    • Tour live in università e festival (es. BergamoScienza)
    • Libri come “Le meraviglie del pianeta Terra” (Bompiani)
    • Progetti scuole per avvicinare i ragazzi alle STEM

    • link Geopop.it

    La Sfida: Combattere l’Ignoranza con la Condivisione

    “In Italia, la scienza è spesso elitista. Noi la rendiamo pane per i denti di tutti”, dice Moccia. Una filosofia che paga: il 70% del pubblico ha meno di 35 anni, segno che la strategia “pop” funziona.


    link Geopop.it


    La Redazione Geopop

    La Redazione Geopop

    La Redazione Geopop

    Il Futuro? Un Brand Globale

    Obiettivi nei prossimi anni:

    • Espansione in Europa e USA con contenuti in inglese
    • Podcast e format TV in collaborazione con Mediaset e Rai
    • Una app per corsi di scienza interattivi

    Una Scommessa (Vinta) sulla Cultura Scientifica

    La scelta di Moccia di puntare sulla divulgazione “pop” ha rivoluzionato il settore in Italia, dimostrando che la scienza può essere virale, trendy e al tempo stesso affidabile. Con sede a Milano, Geopop è ormai un punto di riferimento per chi vuole capire il mondo con curiosità e spirito critico, confermando che la cultura, se ben comunicata, può diventare uno stile di vita.

     
    link Geopop.it

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    Redazione Costa Paradiso News
    22 aprile 2025 alle 22:06

    © 2025 Costa Paradiso News

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    ARTICOLI di Pasquale Ferrara

    link OLTRE LA NOTIZIA di PASQUALE FERRARA

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  • Non c’è più tempo. «L’Europa dovrà agire come uno Stato solo»

    21 aprile 2025 • SOCIALE • 1071

    DISCORSO MARIO DRAGHI AL SENATO, MARIO DRAGHI, DIFESA EUROPA, MINACCIA DI TRUMP, SPESA PUBBLICA, ACCORDO GUERRA UCRAINA, TELEFONATA TRUMP E PUTIN

    Mario Draghi prende la parola, davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue della Camera e di Palazzo Madama e di fatto indica la strada alla Commissione Von del Leyen che gli ha commissionato il Rapporto sul futuro della competitività europea.

    In particolare sulla Difesa comune Draghi entra a piene mani sulle criticità del piano annunciato dall’Europa, naturalmente senza indicarle come tali. Ma spiega, senza mai citare la parola «riarmo» che per la Difesa europea «occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei, che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale». Si tratta di «un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza». Ne fa un problema di razionalizzazione degli investimenti, di economia di scala. «Persino la nostra valutazione dell’investimento in difesa, oggi basata sul computo delle sole spese militari, andrà modificata per includere gli investimenti su digitale, spazio e cybersicurezza che diventano necessari alla difesa del futuro». E indica «un percorso che ci porterà a superare i modelli nazionali e a pensare a livello continentale». Sullo sfondo, senza riuscire a convincere l’opposizione del M5s, indica la prospettiva di un risparmio delle spese militari dei singoli Stati, da realizzarsi attraverso «sinergie industriali, concentrando gli sviluppi su piattaforme militari comuni (aerei, navi, mezzi terresti, satelliti) che consentano l’interoperabilità e riducano la dispersione e le attuali sovrapposizioni nelle produzioni degli Stati membri».

    Ma per non danneggiare gli investimenti in sanità e nella spesa sociale «il ricorso al debito comune è l’unica strada. Gli angusti spazi di bilancio – ammonisce – non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit, né sono pensabili contrazioni nella spesa sociale e sanitaria: sarebbe non solo un errore politico, ma soprattutto la negazione di quella solidarietà che è parte dell’identità europea, quell’identità che vogliamo proteggere difendendoci dalla minaccia dell’autocrazia. Il ricorso al debito comune è l’unica strada».

    Minaccia è una parola che usa anche in relazione alla Russia, «che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione Europea». Ma c’è preoccupazione per la svolta degli Usa di Trump: «La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato. L’Europa – osserva – è oggi più sola nei fori internazionali, come è accaduto di recente alle Nazioni Unite, e si chiede chi difenderà i suoi confini in caso di aggressione esterna – e con quali mezzi»

    Al momento del suo incarico per redigere il Rapporto Competitività, i ritardi accumulati dall’Unione apparivano già «preoccupanti. L’Unione Europea – ricorda – ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme all’alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza. Questi sono i valori costituenti dell’Unione europea – scandisce – la nostra Unione europea».

    Si occupa anche delle «politiche protezionistiche del nostro maggiore partner». I dazi annunciati «avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee». E dei costi dell’energia che mettono a rischio «la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell’economia».

    Sul gas occorre intervenire, a partire da una «maggiore trasparenza sui prezzi d’acquisto alla fonte». In quanto «i benefici derivanti dall’apporto delle rinnovabili si sentiranno fra anni e i cittadini italiani non sono più disposti ad attendere». E «non possiamo nemmeno attendere le riforme europee». L’Italia quindi deve accelerare, sono disponibili decine di gigawatt di impianti rinnovabili in attesa di autorizzazione o di contrattualizzazione. È indispensabile semplificare e accelerare gli iter autorizzativi», a fronte del fatto che «il gas rappresenta ancora in Italia circa il 50% del mix elettrico (a fronte di meno del 15% in Spagna e di meno del 10% in Francia)».

    Sullo sfondo indica l’obiettivo di «un’Europa forte e coesa, perché ogni suo Stato è forte solo se è insieme agli altri». Un’Europa proiettate sulle sfide epocali da affrontare: «C’è un mercato unico dei dentifrici e non per l’intelligenza artificiale».

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  • Valledoria, Sardegna: Mare, Spiagge ed Eventi Estivi 2025

    19 aprile 2025 • OLTRE LA NOTIZIA di Pasquale Ferrara, SOCIALE • 653

    PASQUALE FERRARA, SARDEGNA, TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, VALLEDORIA, COSTA PARADISO, CASTELSARDO, BADESI, SANTA TERESA DI GALLURA, AGLIENTU, SASSARI, SARDEGNA, COSTA ROSSA, COSTA SMERALDA, REGIONE SARDEGNA

    Nella costa nord-occidentale della Sardegna, Valledoria è una destinazione che incanta con il suo mare cristallino, le spiagge dorate e un’atmosfera autentica e accogliente.
    di Pasquale Ferrara

    Questo piccolo comune, affacciato sul Golfo dell’Asinara, è il luogo ideale per chi cerca una vacanza all’insegna del relax, del divertimento e del contatto con una natura incontaminata.

    Un Mare da Sogno e Spiagge da Favola

    Valledoria vanta alcune delle spiagge più belle della Sardegna, caratterizzate da sabbia fine e acque turchesi. Tra le più rinomate:

    La Ciaccia: Una spiaggia ampia e ben attrezzata, perfetta per famiglie e sport acquatici.
    San Pietro a Mare: Un litorale selvaggio, ideale per chi cerca tranquillità e panorami mozzafiato.
    Badesi Mare (confine con Valledoria): Spiaggia lunga e dorata, bagnata da un mare limpido e poco profondo, adatta ai bambini.

    Grazie alla Posizione privilegiata, Valledoria offre anche la possibilità di esplorare le vicine Isola Rossa, Castelsardo e Isola dell’Asinara, mete imperdibili per gli amanti dello snorkeling e delle escursioni in barca.

    Estate all’Insegna del Divertimento: Eventi e Tradizioni

    L’estate a Valledoria è ricca di eventi e manifestazioni che animano le serate e fanno conoscere la cultura sarda:

    Sagra del Vitellone e del Maialetto Arrosto: Due feste gastronomiche accompagnate da ottimo vino e musica tradizionale.

    Valledoria ROCK N’ BEER: Appuntamento imperdibile per gli amanti della musica, con artisti che si esibiscono sotto le stelle.

    Carnaval Parade e Spettacoli Pirotecnici: Durante le feste patronali, le strade si riempiono di colori e allegria.
    Inoltre, i numerosi lidi e beach bar organizzano serate con DJ set e aperitivi al tramonto, perfetti per chi vuole vivere la movida sarda in modo rilassato.

    L’Accoglienza dei Valledoriani: Calore e Autenticità

    Uno dei tratti che rendono speciale Valledoria è la cordialità dei suoi abitanti. Qui i turisti non sono semplici visitatori, ma ospiti da coccolare. Gli albergatori, i ristoratori e gli operatori turistici mettono a disposizione la loro esperienza per regalare una vacanza indimenticabile, consigliando i posti migliori da visitare e le tradizioni da scoprire.

    I ristoranti tipici propongono piatti della cucina sarda, come malloreddus, porceddu e seadas, preparati con ingredienti locali e serviti con un sorriso.

    Non mancano ristoranti di pesce che offrono un “pescato del giorno” come specialità, scegliendo le specie più fresche disponibili quel giorno.  Le pescherie locali sono un ottimo posto per trovare il pescato fresco, spesso con la possibilità di scegliere il pesce in base alle proprie preferenze. 

    Perché Scegliere Valledoria per le Vacanze?

    Mare cristallino e spiagge per tutti i gusti
    Eventi estivi che uniscono tradizione e modernità
    Gente accogliente e atmosfera familiare
    Posizione strategica per esplorare il nord Sardegna

    Se stai cercando una meta dove sole, mare e buonumore si incontrano, Valledoria è la scelta perfetta. Un angolo di Sardegna che ti conquisterà e ti farà tornare!

    Infopoint
    Corso Europa n. 76 (fronte Municipio)
    Orari:
    luglio dalle 18:30 alle 22:30
    agosto dalle 9:30 alle 11:30 e dalle 18:30 alle 22:30

    Recapiti

    Tel. 328 7755727

    email: valledoriaturismo@gmail.com

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  • Sardegna al Bivio: Liberare il Futuro dai Lacci del Passato

    15 aprile 2025 • Dentro la notizia, ARCHIVIO DENTRO LA NOTIZIA, In evidenza, NOTIZIE DAL VILLAGGIO, OLTRE LA NOTIZIA di Pasquale Ferrara • 717

    PASQUALE FERRARA TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, VALLEDORIA, COSTA PARADISO, CASTELSARDO, BADESI, SANTA TERESA DI GALLURA, AGLIENTU, SASSARI, SARDEGNA, COSTA ROSSA, COSTA SMERALDA, REGIONE SARDEGNA







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    https://www.costaparadisonews.it/wp-content/uploads/2025/04/SARDINIA-OF-THE-FUTURE-NIZZI-FASOLINO-CARTA-MURETTI-ALBIERI-LAI.mp3LISTEN to the 2-MINUTE AUDIO: ‘SARDINIA OF THE FUTURE’ – FEATURING NIZZI, FASOLINO, CARTA, MURETTI, ALBIERI & LAI




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    Articolo a cura della redazione di Costa Paradiso News. Immagini: Reuters, AFP, elaborazione interna.

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    Redazione Costa Paradiso News
    15 aprile 2025 alle 10:33

    © 2025 Costa Paradiso News

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    ARTICOLI di Pasquale Ferrara

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  • Guerra dei Dazi USA-Cina: Una Follia Economica

    11 aprile 2025 • ECONOMIA, In evidenza, OLTRE LA NOTIZIA di Pasquale Ferrara • 827

    PASQUALE FERRARA TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA, VALLEDORIA, COSTA PARADISO, CASTELSARDO, BADESI, SANTA TERESA DI GALLURA, AGLIENTU, SASSARI, SARDEGNA, COSTA ROSSA, COSTA SMERALDA, REGIONE SARDEGNA

    Costa Paradiso 11 aprile 2025 – Le superpotenze giocano con il fuoco, ma a bruciarsi saranno tutti gli altri
    di Pasquale Ferrara

    Washington e Pechino si scambiano colpi sempre più duri nella loro assurda guerra commerciale, il resto del mondo assiste impotente a una partita pericolosa, egoista e profondamente miope. L’ultimo round di dazi, annunciato con toni trionfalistici da entrambe le parti, non è che l’ennesimo atto di un teatro dell’assurdo che rischia di far deragliare la ripresa economica globale. Ma a Washington e Pechino, evidentemente, poco importa.

    Una Corsa all’Autodistruzione
    Gli Stati Uniti hanno alzato i dazi su acciaio, alluminio e semiconduttori cinesi, gridando alla “giustizia economica”.
    La Cina, come prevedibile, ha risposto colpendo settori sensibili per l’America, come soia e auto elettriche. Una logica da cortile, dove ogni ritorsione chiama altra ritorsione, senza che nessuno si fermi a chiedersi:  ma a chi giova tutto questo?

    La risposta è semplice:  a nessuno.
    –  Le aziende americane, già in difficoltà, dovranno pagare di più per i componenti cinesi, scaricando i costi su consumatori già strozzati dall’inflazione.
    – La Cina vedrà calare le sue esportazioni, con pesanti ripercussioni su un’economia già in affanno.
    – E l’Europa? L’Africa? L’America Latina?  Pagheranno il conto di una guerra che non hanno voluto.

    Il Silenzio Assordante delle Istituzioni Globali
    Dove sono il  WTO, il  FMI, il  G20?
    A rilasciare tiepidi comunicati, mentre due giganti decidono di sabotare il commercio mondiale. L’Europa, invece di ergersi a mediatrice,  stretta tra i due fuochi , balbetta e non sa che fare.

    Intanto, le borse tremano, le aziende rivedono i piani di investimento, e i Paesi più poveri, quelli che dipendono dalle esportazioni verso USA e Cina,  rischiano il tracollo.

    Serve una Rivolta

    Questa guerra non ha vincitori, solo perdenti.  Eppure, i leader delle due superpotenze sembrano più interessati a dare spettacolo che a trovare una soluzione.
    Trump
    per compiacere l’elettorato protezionista,
    Xi per mostrare muscolo al Partito.

    Ma il mondo non può permettersi il lusso di aspettare che due governi capiscano l’ovvio:  il protezionismo non crea prosperità, la distrugge.  Prima che sia troppo tardi, serve un fronte comune di Paesi e istituzioni che dica  BASTA.
    Prima che a bruciare sia l’economia di tutti.
     

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    Articolo a cura della redazione di Costa Paradiso News. Immagini: Reuters, AFP, elaborazione interna.

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    Redazione Costa Paradiso News
    11 aprile 2025 alle 18:47

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