La pandemia ha cambiato il nostro sonno

by • 28 ottobre 2021 • Covid-19, In evidenza, SALUTECommenti disabilitati su La pandemia ha cambiato il nostro sonno316

Una ricerca sul sonno e la pandemia
“In piena pandemia abbiamo realizzato un studio online sul sonno di 307 studenti e 93 impiegati dell’università e i dati che abbiamo registrato sono stati impressionanti”. Pubblicata sul Journal of Neurology, la ricerca ha evidenziato cambiamenti notevoli nelle abitudini del sonno causati dalla pandemia e dal lockdown. “Il mutamento più evidente è stato quello legato agli orari dell’addormentamento e del risveglio mattutino. E questo ha interessato tutti i cronotipi, sia le persone più attive di sera, i cosiddetti ‘gufi’, che le mattutine ‘allodole'”, spiega il dottore.

La forzata permanenza in casa dovuta al confinamento e le preoccupazioni legate alla pandemia hanno ridotto significativamente la qualità soggettiva del sonno, aumentando l’insonnia. Secondo lo studio, prima della Covid questa colpiva, per gli studenti, il 6,6% del campione intervistato. Durante i mesi di lockdown, invece, è salito al 16%. Lo stesso fenomeno è stato registrato per gli impiegati: i casi sono aumentati dal 5% al 13%.

Meno riposo a causa del digitale e più incubi
In questi ultimi due anni, a peggiorare la qualità del sonno ha contribuito anche l’utilizzo massiccio di dispositivi elettronici. Le relazioni umane si sono ‘digitalizzate’, in conseguenza del distanziamento sociale e dell’accesso negato a tanti luoghi di socialità, così come il lavoro che è diventato smart e a distanza, con orari sempre meno definiti. Come ci spiega il dottore, “la luce che emettono computer, tablet e cellulari, soprattutto se usati di sera, impedisce la salita della melatonina, l’ormone che ci aiuta a dormire”. E alla riduzione di una sostanza così importante per il sonno si aggiunge l’impegno mentale che questi strumenti richiedono.
Non solo riposiamo diversamente, anche l’attività onirica è profondamente mutata. “L’aumento degli incubi è uno degli effetti indesiderati dell’insonnia: con molti risvegli è più facile ricordare i sogni”, dice il dottor Oldani. Dormiamo male e, quindi, sogniamo male. “La sofferenza psichica e le preoccupazioni pratiche per il lavoro hanno incrementato i sogni a contenuto negativo. Gli incubi sugli effetti indiretti della pandemia, come la perdita del lavoro, si sono fatti più frequenti”.

Gli effetti dell’insonnia e i consigli per dormire meglio
Le cose ora vanno meglio? “Non abbiamo ancora ripreso quella che prima era la ‘normalità’. Ci vorrà almeno un anno, sempre che non ci siano riprese negative”, risponde il dottor Oldani. “Non credo si tornerà mai al 2019, lo smartworking in alcuni casi verrà mantenuto quindi bisognerà ripensare le regole del sonno, dovranno essere più ferree”. I ritmi precedenti la pandemia creavano dei marker temporali utili per tanti aspetti della nostra vita, non solo quello del sonno. “Il risveglio, il pendolarismo, il momento del pranzo e quello del ritorno a casa: queste fasi della nostra giornata, alcune forse un po’ fastidiose, davano orari precisi alle nostre attività. Con lo smartworking invece c’è il rischio di perdere questi indicatori che hanno un’influenza non solo sul sonno, ma anche sull’alimentazione e sull’aumento di peso”, avverte l’esperto.

L’insonnia e il cattivo riposo possono avere effetti molto gravi. Non solo sul breve termine, con “riduzione della memoria e delle performance mentali, depressione, ansia, irritabilità”. “Nel lungo termine possono aumentare in maniera significativa l’ipertensione e le malattie cardiache. Ci vuole molto tempo per ottenere questi effetti negativi ma è un problema che, se trascurato, può aumentare la mortalità”, prosegue il professor Oldani.

Il consiglio dell’esperto è quello di mantenere orari rigidi, anche e soprattutto in caso di telelavoro. “Lavarsi e vestirsi, fare la pausa caffè, andare in palestra, cercare di uscire il più possibile per avvicinarsi alla normalità. Anche frequentare uno di quei posti dove si fa co-working può essere un’idea”, suggerisce il dottor Oldani. E in alcuni casi, rivolgersi a un esperto. “Ci sono dei segnali d’allarme molto importanti. Quando compaiono sintomi diurni, come eccessiva sonnolenza o colpi di sonno, o se i farmaci smettono di funzionare, bisogna fare degli accertamenti e approfondire”.

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