La preghiera non è una bacchetta magica

by • 11 giugno 2021 • In evidenza, SOCIALECommenti disabilitati su La preghiera non è una bacchetta magica302

per realizzare i nostri desideri, non serve per dire a Dio quello che deve fare, a indirizzare gli avvenimenti secondo il nostro disegno, ma, come ci ha insegnato Gesù nel Padre Nostro, “che si realizzi non il nostro progetto, ma la sua volontà nei confronti del mondo. Meglio lasciar fare a Lui”. “La certezza di essere ascoltati” è stato il tema del quale papa Francesco ha parlato all’udienza generale tenuta nel Cortile di san Damaso.

Francesco vi è arrivato ben prima dell’inizio dell’udienza: per oltre 20 minuti è passato tra i presenti, stretto mani, scambiato battute, ha benedetto, firmato libri e disegni, un grande manifesto colorato e una bandierina, bevuto il “mate” offertogli, scambiato lo zucchetto, indossato sciarpe, ricevuto il bacio di una bambina.

Nel suo discorso, proseguendo il ciclo di catechesi sulla preghiera, ha osservato che “c’è una contestazione radicale alla preghiera, che deriva da una osservazione che tutti facciamo: noi preghiamo, domandiamo, eppure a volte le nostre preghiere sembrano rimanere inascoltate: ciò che abbiamo chiesto – per noi o per gli altri – non si è realizzato. Se poi il motivo per cui abbiamo pregato era nobile (come può essere l’intercessione per la salute di un malato, o perché cessi una guerra. Noi – ha aggiunto – stiamo pregando perché finiscano le guerre in tante parti del mondo, pensiamo allo Yemen, pensiamo alla Siria, che sono Paesi martoriati da anni, preghiamo e non finiscono. Ma come può essere questo? Il non esaudimento ci appare scandaloso”. “Se Dio è Padre, perché non ci ascolta? Lui che ha assicurato di dare cose buone ai figli che gliele chiedono (cfr Mt 7,10), perché non risponde alle nostre richieste? Tutti noi abbiamo esperienza di questo, abbiamo pregato per la malattia di una persona, e poi se ne è andata. Dio non ci ha esaudito: è un’esperienza di tutti noi”.

Il Catechismo, ha proseguito, avverte del rischio di una preghiera “che reclama”. Ma “noi domandiamo per le nostre necessità, ma questo è conveniente? Quando preghiamo dobbiamo essere umili, perché le nostre parole siano effettivamente delle preghiere e non un vaniloquio che Dio respinge”.

“Si può anche pregare per motivi sbagliati: ad esempio, per sconfiggere il nemico in guerra, senza domandarsi che cosa pensa Dio di quella guerra. È facile scrivere su uno stendardo ‘Dio è con noi’; molti sono ansiosi di assicurare che Dio sia con loro, ma pochi si preoccupano di verificare se loro sono effettivamente con Dio. Nella preghiera, è Dio che deve convertire noi, non siamo noi che dobbiamo convertire Dio”.

“Tuttavia, rimane lo scandalo: quando gli uomini pregano con cuore sincero, quando domandano beni che corrispondono al Regno di Dio, quando una mamma prega per il figlio malato, perché a volte sembra che Dio non ascolti? Per rispondere a questa domanda, bisogna meditare con calma i Vangeli. I racconti della vita di Gesù sono pieni di preghiere: tante persone ferite nel corpo e nello spirito gli chiedono di essere guarite; c’è chi lo prega per un amico che non cammina più; ci sono padri e madri che gli portano figli e figlie malati… Sono tutte preghiere impregnate di sofferenza. È un immenso coro che invoca: ‘Abbi pietà di noi!’. Vediamo che a volte la risposta di Gesù è immediata, invece in qualche altro caso essa è differita nel tempo. Sembra che Dio non risponda”.

Perfino la preghiera che Gesù rivolge al Padre nel Getsemani “sembra rimanere inascoltata. Il Figlio dovrà bere fino in fondo il calice della passione. Ma il Sabato Santo non è il capitolo finale, perché il terzo giorno c’è la risurrezione: il Male è signore del penultimo giorno, ricordate bene questo, è il signore del penultimo giorno, dove la notte è più buia, il male fa credere di aver vinto. Ma il male è il signore del penultimo giorno, e Dio è il Signore dell’ultimo giorno. Perché quello appartiene solo a Dio, ed è il giorno in cui si compiranno tutti gli aneliti umani di salvezza”. “Impariamo questa pazienza, umile, di aspettare la grazia del Signore, di aspettare l’ultimo giorno”. “Tante volte il penultimo è molto brutto, perché le sofferenze umane sono brutte, ma il Signore c’è. Nell’ultimo Lui risolve tutto, è il giorno in cui si compiranno tutti gli aneliti umani di salvezza. Impariamo ad aspettare”.

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