Quando un aereo diventa “muto”

by • 16 giugno 2022 • In evidenza, SOCIALECommenti disabilitati su Quando un aereo diventa “muto”376

Quanto accaduto col volo Ita Aiways ha acceso i riflettori sui protocolli di sicurezza previsti in caso di mancata comunicazione con gli aerei.

Il caso del volo Ita Airways che non ha risposto alle chiamate del centro radar di Marsiglia ha fatto molto clamore nel nostro Paese. Proprio a causa di quelle mancate risposte la Francia ha deciso di lanciare due caccia intercettori per verificare che a bordo dell’aereo, che stava completando la rotta da New York a Marsiglia, non ci fossero problemi. In realtà, come sembra accertare l’indagine interna condotta dalla compagnia, il primo ufficiale e il comandante avrebbero avuto un colpo di sonno. Nonostante la difesa del comandante, che riferisce di un’avaria momentanea ai sistemi radio, Ita Airways avrebbe deciso di licenziare il suo pilota. La mancata risposta da parte dell’equipaggio di un aereo alle chiamate dei centri di controllo radar di terra è solitamente un segnale d’allarme per pericolo di dirottamenti o attentati terroristici e, per questo motivo, si innesca un protocollo di sicurezza che è stato intensificato dopo l’11 settembre e che in questo preciso storico, con le minacce che arrivano all’Europa, è stato ulteriormente perfezionato.

La perdita del contatto radio con un aereo, in realtà, non è un fatto sporadico. Quotidianamente può accadere innumerevoli volte e i motivi sono svariati. Tra questi ci sono le avarie radio, ossia il motivo addotto dal pilota di Ita Airways, ma anche, per esempio, l’inserimento di una frequenza sbagliata da parte dei piloti. E poi può accadere quello che pare sia successo a bordo del volo Ita, dove durante il riposo programmato del primo ufficiale, il comandante si sia reso indisponibile. Tutti questi casi danno inizio a un protocollo di sicurezza che, prima di prevedere il lancio dei caccia per intercettare il volo, consta di diversi passaggi che puntano a verificare cosa realmente accade all’interno dell’aeromobile.

Per facilitare il controllo del traffico aereo, i cieli del pianeta sono stati divisi in macro aree di competenza , ognuno dei quali utilizza una specifica frequenza. Quando un aereo passa da un’area all’altra ha il compito di sintonizzarsi su quella indicata dal controllore di volo dell’area precedente. Come spiegato prima, capita che a volte i piloti capiscano male la comunicazione e, quindi, inseriscano una frequenza diversa rispetto a quella indicata. Questo impedisce al centro radar di aprire la comunicazione con l’aereo. In quei casi, da terra provano a sintonizzarsi sulle frequenze vicine alla ricerca dell’aereo, nel tentativo di individuare quella inserita dai piloti.

Se anche questo tentativo va a vuoto, da terra il controllore prova a ripristinare il contatto audio con la cabina di pilotaggio sintonizzandosi sulla frequenza 121.5 Mhz, che è quella standard di emergenza internazionale alla quale tutti devono essere collegati per cogliere eventuali Mayday. Quando anche questo tentativo va a vuoto, il centro radar mette in atto i primi veri passaggi d’emergenza, ossia la liberazione dello spazio aereo attorno all’aereo che non risponde alle comunicazioni, in modo tale che se si tratta di un volo fuori controllo vengano evitate le collisioni. Mentre si effettua questa operazione, il controllore di volo si mette in contatto con la compagnia aerea di riferimento e chiede di provare a stabilire una connessione con la cabina di pilotaggio del volo silenzioso.

È solo a questo punto, dopo che anche la compagnia aerea segnala l’impossibilità di entrare in comunicazione con il volo, che viene informata l’aeronautica militare del Paese sopra il quale si è perso il contatto con l’aereo. Nel caso del volo Ita Airways era la Francia. Dalla base Combined Air Operation Centre di Torrejon in Spagna viene dato l’ordine di scramble, ossia il decollo immediato dei jet intercettori dalla base più vicina. Durante il volo, i piloti militari cercano il contatto radio d’emergenza con la cabina di pilotaggio del volo silenzioso e se questo non viene stabilito arrivano ad affiancarlo, in modo tale da avere un contatto visivo con i piloti per capire sia tutto regolare a bordo. A quel punto invitano il pilota a seguirli per un atterraggio di emergenza e conseguente controllo a bordo.

Nel caso, molto raro, in cui i piloti si rifiutino di seguire i caccia militari, questi devono ricorrere alla minaccia delle armi, mostrando gli armamenti a disposizione dei loro velivoli. Il passo successivo è l’esplosione di alcuni colpi di avvertimento e, se anche questi vengono ignorati dai piloti (o da chi si trova ai comandi) i piloti militari, dietro l’ok dei massimi vertici dello Stato e davanti a una reale minaccia, devono abbattere il velivolo, possibilmente in un’area non urbanizzata.

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