Recovery Plan, bando per 500 professionisti

by • 26 agosto 2021 • ECONOMIA, In evidenzaCommenti disabilitati su Recovery Plan, bando per 500 professionisti390

Finalmente due buone notizie: arrivano i primi 24 miliardi del Recovery Plan ed è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il primo bando per 500 professionisti da inserire nella PA per per attuare le misure previste dal Recovery Plan.

Ma … effettivamente c’è un ma.

La maggior parte dei fondi del Recovery Plan europeo sono in realtà prestiti da restituire; è quindi importante che tali fondi vengano effettivamente spesi in progetti che possano generare una leva effettiva tale da poter rilanciare l’economia e restituire i fondi, pena l’innesco di una spirale di debito senza fondo.

Non si tratta di reinventare la ruota, FLEPAR e CODIRP (organizzazioni sindacali di professionisti e dirigenti pubblici) avevano lanciato mesi fa le loro proposte:

1. Obbiettivo: focalizzare le risorse sui settori maggiormente ed effettivamente penalizzati dalla crisi COVID: sistema sanitario e piccole imprese (non necessariamente nell’ordine). Il primo è la nostra “ assicurazione” per evitare di essere colti impreparati il prossimo inverno e nelle crisi future, che si spera non vengano. Le seconde sono il motore della “locomotiva Italia” e vere danneggiate dalla crisi.

2. Metodo: abbiamo già l’esperienza del piano Marshall attuato nel secondo dopoguerra , che ebbe un successo enorme ed era un portafoglio misto di iniziative pubbliche e private, ma tutte con la caratteristica di essere saldamente ancorate alla economia reale. Si fecero le infrastrutture per permettere alle piccole imprese di competere con i grandi sfruttando la loro flessibilità ed inventiva e si creò una struttura di base sui settori strategici, energia, trasporti, comunicazioni ecc. L’investitore estero (in quel caso gli USA) portò materie prime e tecnologia, non solo finanza. Questo è il tipo di investimenti esteri costruttivo che si deve cercare.

Per l’attuazione del Recovery ci si sta affidando ad una nuova generazione di “ professionisti” da inserire nella PA. Duole un po’ ricordare come da tempo Flepar e Codirp lamentino che siano sottoutilizzate le risorse umane (professionisti e dirigenti) che già sono nella PA, ma ogni risorsa ulteriore è benvenuta visto il calo degli ultimi vent’anni.

Ma… perché queste risorse siano effettive non serve continuare sulla strada fin qui battuta delle esternalizzazioni dei contratti di consulenza a termine, occorre creare una scuola di pensiero nella PA che permetta ai professionisti tecnici, ma non solo, di poter esprimere le loro potenzialità. Perché un professionista, o un dirigente, è importante per quello che sa fare, i problemi che sa risolvere e per le responsabilità che sa assumere.

Il dubbio rimane, perché, se in Gazzetta è chiaro che si vogliono reclutare le migliori competenze specialistiche e professionali, questo stride con l’inquadramento di “funzionari” che ad esse si vuole dare, che finirà per stritolarne l’autonomia, la capacità di innovare, risolvere problemi in una marea di procedure standardizzate. Eppure proprio la crisi Covid avrebbe dovuto insegnare quanto sia importante riuscire a distinguere Ippocrate da Burocrate.

Non ultima una nota che ci è cara sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Le vicende del Ponte Morandi hanno insegnato che si può fare velocemente, come chiede l’Europa viste le scadenze strette dei progetti e il pay by result, ma che si deve anche fare bene.

Da tempo Flepar e Codirp suggeriscono di cambiare la catena di decisione da piramidale a parallela, utilizzando strumenti quali il lavoro a rete, blockchain per la certificazione dei processi e decisioni, la progettazione per moduli così da creare uno spin off dei progetti che funzionano e la partecipazione anche dei piccoli al gioco dei grandi.

Non serve ripetere, salvo un ultimo accorato appello, guardiamo alle esperienze che in Europa attorno a noi, in Francia, Austria, Svizzera, hanno funzionato e riprendiamole.

Occorre tenere conto che la sicurezza sul lavoro è una questione di testa, puntare a fare tutto in fretta non è il modo migliore per aumentarla e non vorremmo che ci fossero effetti collaterali tollerati in nome dell’emergenza. Non si vincono le Olimpiadi saltando i passi ma facendoli bene ed in fretta, ogni riferimento al tema della giustizia non è per niente casuale.

Abbiamo davanti un appuntamento difficile, che richiede inventiva, capacità di problem solving e adattabilità che i professionisti hanno, usiamoli. Seguiamo il consiglio di Bear Grills nelle situazioni difficili “ improvise adapt and overcome”, doti naturali per noi italiani, per cui non cerchiamo di ingabbiarci in strutture elefantiache rigide per non perdere il vantaggio.

Realizziamo ciò che ci chiede l’Europa senza dimenticare chi siamo e da dove veniamo, per non perdere la strada e fallire la meta.

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