Settimana corta e salari invariati

by • 22 luglio 2021 • ESTERI, In evidenzaCommenti disabilitati su Settimana corta e salari invariati417

Settimana corta, nessun calo di produttività, salari invariati. A leggerlo così l’esperimento islandese, reso noto in questo inizio estate, sembra il sogno di ogni lavoratore, la risposta a un dibattito sempre più diffuso in Europa, dalla nordica Finlandia alla latina Spagna: è possibile ridurre l’orario di lavoro senza danni salariali per i dipendenti, aggravi per il datore di lavoro e ripercussioni sui prodotti o i servizi erogati?

In Islanda tra il 2015 e il 2019 sono stati condotti due successivi esperimenti di riduzione da 40 a 35-36 ore della settimana di lavoro senza tagliare i salari, coinvolgendo complessivamente circa 2.500 lavoratori (oltre l’1% della popolazione attiva) impiegati in diversi ambiti del settore pubblico, dagli uffici alle scuole materne, dai servizi sociali agli ospedali.

I risultati dell’esperimento
I risultati dei trial, resi noti dal think tank britannico Autonomy e dall’islandese Associazione per la democrazia sostenibile, hanno rivelato un «sostanziale miglioramento» della qualità della vita dei lavoratori, dallo stress percepito alla salute al work-life balance, il bilanciamento tra lavoro e vita privata. E fin qui nulla di sorprendente (se non, forse, il fatto che non si è verificato un incremento eccessivo delle ore di straordinario). Il dato più interessante è però il fatto che produttività e fornitura di servizi siano risultati invariati se non migliorati un po’ in tutti i settori monitorati.

Le ricadute sui contratti
In seguito al successo dei due esperimenti, sindacati e organizzazioni datoriali islandesi hanno siglato accordi di riduzione permanente dell’orario di lavoro; come conseguenza, l’86% dell’intera popolazione attiva ha oggi settimane lavorative più corte o ha guadagnato il diritto a negoziarle.

«Questo studio, ha dichiarato Will Stronge, direttore delle ricerche di Autonomy, mostra che il più grande esperimento al mondo sulla settimana lavorativa corta nel settore pubblico è stato un successo travolgente e che il settore pubblico è pronto a fare da pioniere in questo ambito e anche altri governi possono trarne insegnamento».

Un bilancio: ambito di applicazione e costi
In sede di bilancio, l’ambito d’applicazione non è irrilevante. Gli esperimenti islandesi sono infatti partiti dal settore pubblico, la municipalità di Reykjavik e uffici governativi, sebbene abbiano poi prodotto a cascata effetti anche nel settore privato, dove però per alcune categorie, lavoro manuale e industria, gli accordi in materia vengono demandati alla contrattazione aziendale. Un po’ come avvenuto in passato con Volkswagen in Germania e, recentemente, con la multinazionale Unilever e il suo staff neozelandese. E come consigliano alcuni analisti.

L’altro aspetto da considerare è il costo delle misure. Sebbene in alcuni casi la riduzione dell’orario di lavoro non abbia avuto un impatto economico, per effetto dell’incremento di produttività, ci sono posti di lavoro (soprattutto in ambito sanitario) dove questa equazione si è rivelata impossibile ed è stato necessario assumere. I costi per il governo islandese sono stimati in 4,2 miliardi di corone islandesi all’anno (28 milioni e mezzo di euro circa): si tratta appena dello 0,5% del budget governativo, ma andrebbe verificato su economie più grandi.

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