Xi Jinping traccia la traiettoria futura del dragone cinese

by • 1 ottobre 2020 • ESTERI, In evidenzaCommenti disabilitati su Xi Jinping traccia la traiettoria futura del dragone cinese853

Durante la sesta sessione del diciottesimo comitato centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), lo scorso ottobre, il presidente cinese Xi Jinping ha ottenuto il titolo di nucleo (Hexin) della leadership, quarto ad ottenerla dopo Mao Zedong, Deng Xiaoping e Jiang Zemin. La Cina apprezza molto Xi per la sua capacità di pensare strategie grandiose al fine di garantire un futuro luminoso al proprio paese, il presidente incarna perfettamente i sogni cinesi di risorgimento della nazione (Zhongguo Meng). Questa è la propaganda del partito comunista cinese che utilizzando la promozione dell’immagine di Xi come “grande timoniere” intende conseguire il supporto dell’opinione pubblica, mentre in realtà è in atto una svolta di potere ulteriormente autoritaria e personalistica. Nell’ultima sessione del congresso del partito comunista cinese, nel 2017, il presidente Xi Jinping ha ottenuto l’emendamento della Costituzione che gli consente di rimanere al potere oltre il precedente massimo di due mandati e quindi di continuare a guidare la Cina anche dopo il 2022. Questo passaggio ha conferito maggiore potere decisionale a Xi, il quale dovrebbe utilizzarlo per perseguire il grande obiettivo cinese: riportare la Cina al ruolo di superpotenza entro il 2049. Per conseguirlo occorrerebbe, secondo la narrativa del regime, una leadership forte, stabile e duratura e Xi sembrerebbe l’uomo giusto per portare a termine questo compito. Durante questo congresso, la strategia del risorgimento nazionale e il pensiero di Xi (sixiang) sono stati inseriti in costituzione, come accadde con Mao Zedong, Deng Xiaoping, Jiang Zemin e Hu Jintao che hanno segnato la strada da seguire passando, rispettivamente, dalla rivoluzione comunista, all’apertura al capitalismo, allo sviluppo scientifico e alla trasformazione in economia di mercato.

Essendo entrato in costituzione, il Xi Jinping Sixiang, sarà seguito pedissequamente dalla Cina e finalizzato ad esplicitare la direzione verso cui Pechino si muoverà.

Il corpus teorico di Xi concerne le sue idee in politica estera e in politica interna, entrambe riassumibili nel cosiddetto Zhongguo Meng, ossia il sogno cinese di rinnovamento della nazione, presentato nel suo primo discorso da presidente. Il Zhongguo Meng è una narrazione ipernazionalistica improntata al ritorno alla supremazia in Asia. Abbracciando queste visioni la Cina dovrebbe rinascere come nazione per poi ergersi a superpotenza portatrice di pace, promuovente situazioni economiche win-win.

Il sogno di rinnovamento cinese di Xi convoglierebbe gli ideali comuni del popolo cinese e detterebbe la linea per la futura prosperità della nazione basandosi sulla presunta volontà del popolo di sostenere lo sviluppo del socialismo con caratteristiche cinesi. La Cina avrebbe bisogno di unireil popolo e il partito sotto un’ideologia unificante. Il sogno comune della nazione sarebbe la costruzione di una società prospera dal punto di vista economico e sociale che, incarnando i desideri di diverse generazioni, farebbe coincidere gli interessi generali della nazione con quelli del popolo. L’essenza del sogno si esplica nell’obiettivo duale di far prosperare il paese e soddisfare i cittadini canalizzando gli sforzi delle passate generazioni e quelli delle presenti. Per affrontare le sfide che si profilano all’orizzonte, i cinesi dovrebbero “spingere tutti dalla stessa parte” mossi da una comune convinzione spirituale: rifare grande la Cina. Il partito comunista cinese intenderebbe guadagnarsi un diffuso consenso sociale e una profonda coesione tra i cittadini e lo Stato, capace di conquistare i cuori dei cinesi.

Xi Jinping ha sottolineato, nel seguente discorso al congresso del partito comunista, l’importanza della responsabilità storica che i cinesi ereditano dai loro antenati: nel corso dei suoi 5000 anni di storia la Cina ha dato un contributo indelebile al progresso della civiltà umana, nel secolo delle umiliazioni ha subìto invasioni straniere e trattati ineguali che hanno causato grande sofferenza al popolo cinese, per poi rinascere con la rivoluzione e crescere negli ultimi 40 anni, sarebbe arrivato il momento di riportare la Cina dove merita di essere. La storia ci dice che il futuro e il destino di ogni persona è legata al destino futuro del proprio paese, e un futuro luminoso per la nazione cinese assicurerebbe prosperità ai cinesi. Questo obiettivo deve rimanere immutato di generazione in generazione riflettendo il senso di responsabilità e di missione storica della nazione cinese. Con Mao, Deng, Jiang e Hu abbiamo fatto passi in avanti verso questo obiettivo ed oggi che siamo vicini al risveglio come non mai la nostra generazione ha la gloriosa fortuna e l’onere di avere il compito di portare al termine il lavoro dei nostri padri. La nostra responsabilità è quella di unire tutti i cinesi, prendere il testimone della storia e lavorare sodo per raggiungere il rinnovamento della nazione e per riportare la Cina a dare il proprio grande contributo allo sviluppo dell’umanità.

Una delle principali azioni utili alla realizzazione del sogno cinese sarebbe il compimento della Nuova Via della Seta, progetto che traduce perfettamente l’idea di Xi di uno sviluppo internazionale pacifico e inclusivo ponendolo come base dei rapporti tra Cina e paesi partner. Per completare la “rinascita cinese”, Xi dovrebbe promuovere lo sviluppo di una società prospera, procedere con le riforme necessarie, favorire lo sviluppo delle aziende cinesi, fare della Cina uno stato di diritto e guidare con determinazione e giudizio il partito comunista.

Al centro del “sogno di Xi” vi sono le “quattro fiducie in sé stessi”: invitare i membri del Partito e del popolo a credere nel percorso, nelle teorie, nei sistemi e nella cultura del “socialismo con caratteristiche cinesi”. La Repubblica Popolare, secondo il suo presidente, non dovrebbe ispirarsi ad altri modelli politici ed economici (vedi quelli occidentali), ma preservare il suo sistema.

Nella parte del Zhongguo Meng dedicato alla politica estera Xi sottolinea come la Cina dovrebbe perseguire le “quattro grandezze” (sige weida): sostenere grandi lotte, costruire grandi progetti, promuovere grandi imprese e realizzare grandi sogni. Traducendo: le grandi lotte potrebbero significare una postura più aggressiva della Cina sul piano internazionale. Probabilmente però una più esatta interpretazione sarebbe quella che vede «le grandi lotte» come conflitti interni al Paese.

Dal punto di vista internazionale il Zhongguo Meng sarebbe da interpretare come difesa della sovranità e degli interessi della Cina (analogamente al famoso «brandire la spada», di Xi Jinping). In sostanza, la rilevanza del pensiero dell’attuale presidente e delle sue politiche non sta nell’innovatività ma nel fatto che, parafrasando Xi, queste debbano far sì che la Repubblica Popolare “resti fedele all’aspirazione originale e continui a perseguire gli interessi storici cinesi”. Ciò consisterebbe nella preservazione della sovranità del Partito comunista cinese e allo stesso tempo nella trasformazione del paese in una superpotenza economica e militare.

Approfondendo l’analisi si possono elencare le principali iniziative che Xi intenderebbe attuare: la campagna anticorruzione, la lotta alla povertà, la riforma delle forze armate, le Nuove Vie della Seta, il Made in China 2025, il progetto spaziale, il progetto tecnologico cibernetico, la creazione di un sistema di supervisione nazionale, l’urbanizzazione, la riforma delle imprese di stato, la gestione della bolla immobiliare e l’inquinamento. Dal punto di vista della politica estera Pechino si troverà a fronteggiare la strategia di contenimento americana, finalizzata a consolidare i rapporti tra Stati Uniti, Giappone, India e Australia in funzione anticinese e ad allineare quanti più paesi asiatici possibile in funzione anticinese.

La Repubblica Popolare dovrà altresì gestire dossier pericolosi e forieri di sfide come quelli legati alla Corea del Nord, a Taiwan, al Mar cinese meridionale e alle Vie della Seta. Secondo i piani del Partito comunista, tutti i cittadini cinesi dovrebbero superare la soglia di povertà entro il centenario della fondazione del partito, nel 2021. La Cina vorrebbe riprendere Taiwan e ascendere a superpotenza entro il 2049 (centenario della rivoluzione maoista).

Mao è passato alla storia per aver fondato la Repubblica Popolare, Deng per aver aperto la sua economia, Hu per averla provata a trasformare in economia di mercato. Solo il futuro ci dirà se Xi riuscirà a portare a compimento il sogno cinese.

Ogni efficace strategia geopolitica parte dalla comprensione di chi sia il nemico. Per la Cina il nemico storico è il Giappone, che nel ventesimo secolo occupò parte del paese. “L’amico del mio nemico è mio nemico”, seguendo questo brocardo gli Stati Uniti sarebbero un nemico ma in realtà il rapporto tra questi due Paesi è molto più complesso.

Gli Stati Uniti sono stati il nemico della Cina durante la guerra di Corea ma durante la presidenza Nixon le due potenze raggiunsero un accordo, la Cina ha beneficiato fortemente della governance mondiale americana fino al momento in cui c’è stato un cambio di atteggiamento reciproco.

Al giorno d’oggi, la Cina e gli Stati Uniti in alcuni settori collaborano ma in altri sono fortemente in competizione. Negli ultimi tempi si è assistito ad un braccio di ferro dominato da dazi e minacce di ripercussioni derubricabili a competizione geopolitica e geoeconomica tout court.

Gli obiettivi di lungo termine delle due potenze sono inconciliabili e questo li porterà sempre più a competere ed a scontrarsi.

In palio tra Cina e Stati Uniti ci sarebbe la definizione dei rapporti di forza globali nella seconda metà del ventunesimo secolo. Uno dei problemi principali è che Cina e Stati Uniti, pur capendosi poco, hanno un grado di interdipendenza economica senza precedenti. Le due potenze molto probabilmente contrapporranno le proprie globalizzazioni e il vincitore di questo confronto disegnerà il futuro del mondo.

I principali obiettivi che la Cina vorrebbe perseguire sono la realizzazione di una globalizzazione sino-centrica, la coesione sociale, territoriale e culturale, lo sviluppo delle forze armate, la prosperità della nazione e il progresso tecnologico. Per “rendere reale il sogno cinese” la leadership comunista dovrebbe portare a compimento le strategie funzionali ad assicurare alla Cina un futuro in cui potrebbe ergersi a superpotenza al centro dell’economia globale. Un futuro in cui i cinesi sarebbero coesi e prosperi, avrebbero ripreso Taiwan ed eserciterebbero un livello di deterrenza agli Stati Uniti talmente elevato da tenerli lontani dal Pacifico occidentale, spazio marittimo considerato dagli americani come il proprio oceano. La Repubblica Popolare non vorrebbe scontrarsi con gli Stati Uniti, ma non potrebbe cedere su contese vicine ai propri confini perché, così facendo, dimostrerebbe una debolezza che intaccherebbe la legittimazione del Partito comunista.

Una grossa fetta della partita si giocherà su Taiwan, inevitabilmente teatro dello scontro tra “l’aquila e il dragone”.

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